Il filosofo di campagna, Londra, Griffin, 1768

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera di don Tritemio.
 
 EUGENIA, LESBINA, poi DON TRITEMIO, indi RINALDO con CAPOCCHIO notaro con alcuni fogli in mano
 
 LESBINA
 Venite qui, signora padroncina;
 tenete questo anello;
 ponetevelo nel dito.
 Fate ch’il genitore ve lo veda;
400lasciate che la sposa egli vi creda.
 TRITEMIO
 Figlia, è vero che avesti
 dallo sposo l’anello?
 LESBINA
                                       Signorsì.
 TRITEMIO
 Parlo teco; rispondi.
 EUGENIA
                                        Eccolo qui.
 TRITEMIO
 Capperi! È bello assai.
 LESBINA
405(Vien Rinaldo, padrona. Io vi consiglio
 d’evitare il periglio).
 EUGENIA
                                         (Andiam, Lesbina).
 Con licenza.
 TRITEMIO
                         Va’ pure.
 EUGENIA
                                            (Oh me meschina?) (Partono)
 RINALDO
 Compatite signor.
 TRITEMIO
                                    La riverisco.
 RINALDO
 Compatite se ardisco
410replicarvi l’incommodo. Temendo
 che non siate di me ben persuaso,
 ho condotto il notaro,
 il qual patente e chiaro
 di me vi mostrerà
415titolo, parentele e facoltà.
 TRITEMIO
 (È ridicolo invero).
 CAPOCCHIO
                                      Ecco, signore,
 l’istrumento rogato
 d’un ricco marchesato;
 ecco l’albero suo, da cui si vede
420che per retto camino
 vien l’origine sua dal re Pipino.
 TRITEMIO
 Oh capperi! Che vedo?
 Questa è una cosa bella in verità.
 Ma della nobiltà, signor mio caro,
425come andiamo del par con il denaro?
 RINALDO
 Mostrategli i poderi,
 mostrategli sinceri i fondamenti.
 CAPOCCHIO
 Questi sono strumenti
 di compere, di censi e di livelli;
430questi sono contratti buoni e belli.
 
    Nel Quattrocento
 sei possessioni,
 nel Cinquecento
 quattro valloni.
435Anno millesimo
 una duchea;
 milletrentesimo
 una contea
 emit etcaetera.
 
440   Case e casoni,
 giurisdizioni,
 frutti annuali,
 censi e cambiali,
 sic etcaetera,
445cum etcaetera. (Parte)
 
 TRITEMIO
 La riverisco etcaetera.
 Vada, signor notaro, a farsi etcaetera.
 RINALDO
 Dunque di vostra figlia
 mi credete voi degno?
 TRITEMIO
                                           Anzi degnissimo.
 RINALDO
450Le farò contradote.
 TRITEMIO
                                     Obbligatissimo.
 RINALDO
 Me l’accordate voi?
 TRITEMIO
                                      Per verità,
 v’è una difficoltà.
 RINALDO
                                   Da che dipende?
 TRITEMIO
 Ho paura che lei...
 RINALDO
                                    Chi?
 TRITEMIO
                                                La figliuola...
 RINALDO
 D’Eugenia non pavento.
 TRITEMIO
455Quando lei possa farlo, io son contento.
 RINALDO
 Ben, vi prendo in parola.
 TRITEMIO
 Chiamerò la figliuola.
 Se ella non fosse in caso,
 del mio buon cuor sarete persuaso.
 RINALDO
460Sì, chiamatela pur; contento io sono;
 se da lei sono escluso, io vi perdono.
 TRITEMIO
 Bravo. Un uom di ragion si loda e stima.
 S’ella non puole, amici come prima.
 
    Io son di tutti amico,
465son vostro servitor.
 Un uomo di buon cor
 conoscerete in me.
 
    La chiamo subito;
 verrà ma dubito
470sconvolta trovisi
 da un non so che.
 
    Farò il possibile
 pel vostro merito,
 che per i titoli,
475per i capitoli
 anche in preterito
 famoso egli è. (Parte)
 
 SCENA II
 
 RINALDO, poi DON TRITEMIO con EUGENIA, indi LESBINA
 
 RINALDO
 Se da Eugenia dipende il piacer mio,
 di sua man, del suo cor certo son io.
480Veggola che ritorna
 col genitore a lato;
 della gioia vicino è il dì beato!
 TRITEMIO
 Eccola qui. Dammi la destra tua. (Don Tritemio prende la mano ad Eugenia e la presenta a Rinaldo ma la ritira)
 EUGENIA
 Eccola.
 TRITEMIO
                A voi, prendetela. Bel bello!
485Che nel dito d’Eugenia evvi un anello.
 Ora che mi ricordo,
 Nardo con quell’anello la sposò;
 e due volte sposarla non si può.
 LESBINA
 Signor padron, voi siete domandato.
 EUGENIA
490(Ci mancava costei).
 TRITEMIO
                                        Chi è che mi vuole?
 LESBINA
 Un famiglio di Nardo.
 TRITEMIO
 Sente signor? Io vado per sapere
 quel che colui desia,
 onde vossignoria,
495se altra cosa non ha da comandare,
 per cortesia se ne potrebbe andare. (Parte)
 RINALDO
 Sì sì, me ne anderò; ma giuro a’ numi,
 vendicarmi saprò.
 EUGENIA
                                    (Destin crudele!)
 Rinaldo, questo cor...
 RINALDO
                                         Taci, infedele.
 
500   Perfida figlia ingrata!
 Padre spietato indegno!
 Non so frenar lo sdegno.
 L’alma si scuote irata.
 Empia, crudele, audace.
505Pace per me non v’è.
 
    E tu che alimentasti
 sinora il fuoco mio
 colla speranza, oh dio!
 così tu m’ingannasti?
510L’offeso cuore aspetta
 vendetta anche di te. (Parte)
 
 SCENA III
 
 EUGENIA, LESBINA, indi DON TRITEMIO con un gioiello
 
 EUGENIA
 Prenditi questo anello.
 LESBINA
 Eh no, signora mia.
 EUGENIA
 Prendilo o giuro al ciel lo getto via.
 LESBINA
515Ma perché?
 EUGENIA
                         Fu cagione
 che Rinaldo, il mio ben, mi crede infida.
 Questo anello omicida
 dinanzi agli occhi miei soffrir non so.
 LESBINA
 Se volete così, lo prenderò.
520Eccolo nel mio dito.
 Che vi par? Mi sta bene?
 EUGENIA
 Ah, tu sei la cagion delle mie pene!
 TRITEMIO
 Oh, genero garbato!
 Alla sposa ha mandato
525questo ricco gioiello;
 prendilo, Eugenia mia, guarda se è bello.
 EUGENIA
 Non mi piace; nol voglio; a te lo dono.
 LESBINA
 Grazie.
 TRITEMIO
                 Rendilo a me.
 LESBINA
                                             Signor padron,
 sentite una parola.
530(Se la vostra figliuola
 è meco generosa,
 lo fa perché di voi mi brama sposa).
 TRITEMIO
 (Lo crederò?)
 LESBINA
                            Signora,
 non è ver che bramate
535che sposa io sia? Nel darmi queste gioie
 confessatelo pur, vostro pensiero
 non è che sposa sia Lesbina?
 EUGENIA
                                                       È vero.
 TRITEMIO
 E tu che dici?
 LESBINA
                            Io dico
 che se il destino amico
540seconderà il disegno,
 le gioie accetto e accetterò l’impegno.
 TRITEMIO
 Cara Lesbina, è questo il pensier mio;
 e giacché tu lo sai, tel dico anch’io.
 LESBINA
 
    Una ragazza
545che non è pazza
 la sua fortuna
 sprezzar non sa.
 
    Voi lo sapete,
 voi m’intendete;
550questo mio core
 si scoprirà.
 
    Anche l’agnella,
 la tortorella
 il suo compagno
555cercando va. (Parte con don Tritemio)
 
 EUGENIA
 Ah, Lesbina crudele!
 In faccia al mio fedele, al mio diletto
 ho tradito l’affetto. Ardo di sdegno!
 Ecco dove mi guida il tuo consiglio.
560Solo per tua cagion sono in periglio.
 
    Taci, amor, nel seno mio,
 finché parla il giusto sdegno;
 o prendete ambi l’impegno
 i miei torti a vendicar. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 Campagna.
 
 NARDO col chitarrino, poi RINALDO, indi LESBINA, dopo LENA
 
 NARDO
 
565   Amor, se vuoi così,
 quel che tu vuoi farò;
 io mi accompagnerò
 in pace e sanità.
 Ma la mia libertà
570perciò non perderò.
 Penare, signor no;
 soffrir, gridare, oibò.
 
    Voglio cantare,
 voglio suonare,
575voglio godere
 fin che si può.
 
 RINALDO
 Galantuom, siete voi
 quello che Nardo ha nome?
 NARDO
                                                    Signorsì.
 RINALDO
 Cerco appunto di voi.
 NARDO
                                          Eccomi qui.
 RINALDO
580Ditemi, è ver che voi
 aveste la parola
 da don Tritemio per la sua figliuola?
 NARDO
 Sì signore, l’ho avuta;
 la ragazza ho veduta;
585mi piace il viso bello;
 e le ho dato stamane anco l’anello.
 RINALDO
 Sapete voi qual dote
 recherà con tai nozze al suo consorte?
 NARDO
 Ancor nol so.
 RINALDO
                           Colpi, ferite e morte.
 NARDO
590Bagattelle, signor! E su qual banco
 investita sarà, padrone mio?
 RINALDO
 Sul dorso vostro; e il pagator son io. (Parte)
 NARDO
 Pazzo sarei davvero,
 se a costo d’una lite,
595se a costo di temere anche la morte,
 procurar mi volessi una consorte.
 Amo la vita assai;
 fuggo, se posso, i guai;
 amo sempre la pace in casa mia;
600e non intendo altra filosofia.
 LESBINA
 Sposo, ben obbligata;
 m’avete regalata;
 anch’io, quando potrò,
 qualche cosetta vi regalerò.
 NARDO
605No no, figliuola cara,
 dispensatevi pur da tal finezza.
 Quando ho un poco di bene, mi consolo;
 e quel poco di ben lo voglio solo.
 LESBINA
 Che dite? Non v’intendo.
 NARDO
                                                Chiaramente
610dunque mi spiegherò.
 Siete impegnata, il so, con altro amico;
 e a me di voi non me ne importa un fico.
 LESBINA
 V’ingannate, lo giuro. E chi è cotesto
 con cui da me si crede
615impegnata la fede?
 NARDO
                                      È un forastiero
 che mi par cavaliero,
 giovine risoluto, ardito e caldo.
 LESBINA
 (Ora intendo il mister; sarà Rinaldo).
 Siete, Nardo, in inganno;
620qualche error vi sarà, ve lo protesto.
 Tenero cuore onesto
 per voi serbo nel petto;
 ardo solo per voi di puro affetto.
 NARDO
 (Impossibile par che ella m’inganni).
 LESBINA
625Tenera sono d’anni
 ma ho cervello che basta; e so ben io
 che dividere amor non può il cor mio.
 Voi siete il mio sposino;
 e se amico destino a voi mi dona,
630anche un re lascerei colla corona.
 NARDO
 S’ella fosse così...
 LESBINA
                                  Così è purtroppo.
 Ma voi siete pentito
 d’essere mio marito;
 qualche altra donna amate
635e per questo, crudel, mi discacciate.
 NARDO
 No, ben mio, no, carina;
 siete la mia sposina; e se colui
 o s’inganna o m’inganna o fu ingannato,
 dell’inganno sarà disingannato.
 LESBINA
640Dunque m’amate?
 NARDO
                                     Sì, v’amo di cuore.
 LESBINA
 Siete l’idolo mio?
 NARDO
                                   Siete il mio amore.
 LENA
 Signor zio, signor zio, che cosa fate?
 Lontano discacciate
 colei che d’ingannarvi ora s’impegna;
645d’essere vostra sposa non è degna.
 LESBINA
 (Qualche imbroglio novello).
 NARDO
                                                       Ha forse altrui
 data la fé di sposa?
 LENA
                                      Eh, signor no.
 Quel ch’io dico lo so per cosa vera;
 ella di don Tritemio è cameriera.
 LESBINA
650(Ah, maledetta!)
 NARDO
                                  È ver quel ch’ella dice?
 LESBINA
 Ah, misera infelice!
 Compatite se tanto
 amor mi rese ardita.
 Finsi il grado, egli è ver, perché vi adoro.
655Per voi languisco e moro.
 Confesso il mio fallire
 ma voglio essere vostra o pur morire.
 NARDO
 (Poverina!)
 LENA
                         Vi pare
 che convenga sposare
660a un uomo come voi femmina tale?
 NARDO
 Non ci vedo alcun male.
 Per me nel vostro sesso,
 serva o padrona sia, tutto è lo stesso.
 
    Se non è nata nobile
665che cosa importa a me?
 Di donna il miglior mobile
 la civiltà non è.
 Il primo è l’onestà,
 secondo è la beltà,
670il terzo è la creanza,
 il quarto è l’abbondanza,
 il quinto è la virtù;
 ma non si usa più.
 
    Servetta graziosa,
675sarai la mia sposa.
 Sarai la vezzosa
 padrona di me. (Parte)
 
 LESBINA
 Signora, vi rincresce
 d’essere la nipote
680d’una senza natali e senza dote?
 LENA
 Sì signora, perché Nardo poteva
 maritarsi con meglio proprietà.
 LESBINA
 Questa non è però gran novità.
 Siam donne tutte due. Nessun ci sente;
685se parlo contro voi, non vuol dir niente.
 Ditemi su. Forse è la prima volta
 che di donna leggiadra il viso bello
 faccia perdere agli uomini il cervello?
 
    Donne siamo e siamo nate
690per far l’uomo delirar.
 
    Amorose ci mostriamo
 e sappiamo lusingar.
 Ma poi quando a tu per tu
 stiamo lì per dir di sì,
695rigettiamo in tutta fretta
 l’accettata servitù;
 e per gloria decantiamo
 e l’amare e il disamar.
 
    Donne siamo e siamo nate
700per far l’uomo delirar. (Parte)
 
 LENA
 Se fosse in casa mia
 questa signora zia, confesso il vero,
 non vi starei con essa un giorno intero.
 Si spaccia per graziosa,
705vuol far la spiritosa,
 perché sposa sarà per accidente,
 perché bene sa far l’impertinente.
 E pur quando ci penso
 bella vita è la nostra ed onorata.
710Sono alla sorte ingrata
 allor che mi lamento
 d’uno stato ripien d’ogni contento.
 
    La pastorella al prato
 col gregge se ne va,
715colle agnelline a lato
 cantando in libertà.
 
    Se l’innocente amore
 gradisce il suo pastore,
 la bella pastorella
720contenta ognor sarà. (Parte)
 
 SCENA V
 
 Camera con tavolino, calamaro e sedie.
 
 LESBINA, poi NARDO con CAPOCCHIO, poi DON TRITEMIO
 
 LESBINA
 Oh, se sapessi il modo
 di burlare il padron, far lo vorrei.
 Basta, m’ingegnerò;
 tutto quel che so far, tutto farò.
 NARDO
725Lesbina, eccoci qui. Se don Tritemio
 ci ha mandati a chiamar perché io vi sposi,
 lo farò volentier; ma non vorrei
 che vi nascesse qualche parapiglia,
 qualche imbroglio novel fra serva e figlia.
 LESBINA
730La cosa è accomodata.
 La figliuola sposata
 sarà col cavalier che voi sapete;
 ed io vostra sarò, se mi volete.
 NARDO
 Don Tritemio dov’è?
 LESBINA
                                         Verrà a momenti.
735Signor notaro intanto
 prepari bello e fatto
 per un paio di nozze il suo contratto.
 CAPOCCHIO
 Come! Un contratto solo
 per doppie nozze? Oibò.
740Due contratti farò, se piace a lei,
 che non vo’ dimezzar gli utili miei.
 LESBINA
 Ma facendone un solo,
 fate più presto e avrete doppia paga.
 CAPOCCHIO
 Quando è così, questa ragion m’appaga.
 NARDO
745Mi piace questa gente,
 della ragione amica,
 che ama il guadagno ed odia la fatica.
 LESBINA
 Presto dunque, signore;
 finché viene il padrone
750a scriver principiate.
 CAPOCCHIO
 Bene; principierò.
 Ma che ho da far?
 LESBINA
                                    Scrivete, io detterò.
 CAPOCCHIO
 
    In questo giorno etcaetera,
 dell’anno mille etcaetera,
755promettono, si sposano...
 I nomi quali sono?
 
 LESBINA
 
 I nomi son questi...
 (Ohimè! Viene il padrone!)
 
 TRITEMIO
 Ehi, Lesbina.
 LESBINA
                            Signore.
 TRITEMIO
760Eugenia non ritrovo.
 Si sa dov’ella sia?
 LESBINA
                                   No, certamente.
 TRITEMIO
 Tornerò a ricercarla immantinente.
 Aspettate un momento,
 signor notaro.
 LESBINA
                             Intanto
765lo faccio principiar. Io detto; ei scrive.
 TRITEMIO
 Benissimo.
 NARDO
                        La sposa
 non è Lesbina?
 LESBINA
                               Certo;
 le spose sono due;
 una Eugenia si chiama, una Lesbina.
770Con una scritturina
 due matrimoni si faranno, io spero;
 non è vero, padrone?
 TRITEMIO
                                         È vero, è vero. (Parte)
 LESBINA
 Presto, signor notar; via seguitate.
 NARDO
 Terminiamo l’affar.
 CAPOCCHIO
                                       Scrivo, dettate.
 
775   In questo giorno etcaetera,
 dell’anno mille etcaetera,
 promettono, si sposano...
 I nomi quali sono?
 
 LESBINA
 
 I nomi sono questi.
780Eugenia con Rinaldo
 dei conti di Pancaldo.
 
 NARDO
 
 Dei Trottoli Lesbina
 con Nardo Ricottina.
 
 CAPOCCHIO
 
 Promettono, si sposano;
785la dote qual sarà?
 
 LESBINA
 
    La dote della figlia
 saranno mille scudi.
 
 CAPOCCHIO
 
 Eugenia mille scudi
 pro dote cum etcaetera.
 
 NARDO
 
790La serva quanto avrà?
 
 LESBINA
 
 Scrivete; della serva
 la dote eccola qua.
 
    Due mani assai leste
 che tutto san far.
 
 NARDO
 
795Scrivete; duemila
 si puon calcolar.
 
 LESBINA
 
    Un occhio modesto,
 un animo onesto.
 
 NARDO
 
 Scrivete; seimila
800lo voglio apprezzar.
 
 LESBINA
 
    Scrivete; una lingua
 che sa ben parlar.
 
 NARDO
 
 Fermate, cassate;
 tremila per questo
805ne voglio levar.
 
 CAPOCCHIO
 
    Duemila, seimila,
 battuti tremila,
 saran cinquemila;
 ma dite, di che?
 
 LESBINA, NARDO
 
810Contenti ed affetti,
 diletti per me.
 
 A TRE
 
    Ciascuno lo crede,
 ciascuno lo vede
 che dote di quella
815più bella non v’è.
 
 TRITEMIO
 
    Corpo di satanasso!
 Cieli! Son disperato!
 Ah, m’hanno assassinato!
 Arde di sdegno il cor!
 
 LESBINA, NARDO
 
820   Il contratto è bello e fatto.
 
 CAPOCCHIO
 
 Senta, senta, mio signore.
 
 TRITEMIO
 
    Dov’è la figlia andata?
 Dove me l’han portata?
 Empio Rinaldo indegno,
825perfido rapitor!
 
 CAPOCCHIO
 
    Senta, senta, mio signor.
 
 TRITEMIO
 
 Sospendete, non sapete?
 Me l’ha fatta il traditor!
 
 LESBINA
 
    Dov’è Eugenia?
 
 TRITEMIO
 
                                   Non lo so.
 
 NARDO
 
830Se n’è ita?
 
 TRITEMIO
 
                       Se ne andò.
 
 CAPOCCHIO
 
 Due contratti.
 
 TRITEMIO
 
                             Signor no.
 
 CAPOCCHIO
 
    Casso Eugenia cum etcaetera.
 Non sapendosi etcaetera
 se sia andata o no, etcaetera.
 
 TUTTI
 
835   Oh che caso! Oh che avventura!
 Si sospenda la scrittura,
 che dipoi si finirà.
 
    Se la figlia fu involata,
 a questa ora è maritata;
840e presente la servente,
 questa ancor si sposerà.
 
 Fine dell’atto secondo